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Tutto è cominciato quando dopo un pranzo con Edgar e Richard ci siamo chiesti se il nuovo colore della chiesa di San José fosse quell'arancione orrendo con il quale hanno iniziato a dipingere.
Così, lasciato Richard al suo servizio sociale, Edgar ed io siamo partiti alla volta della chiesa assumendoci il difficile e imbarazzante compito di chiedere spiegazioni a qualcuno.
Edgar già stava escogitando di improvvisare un inusuale accento italiano per evitare figuracce... Quando abbiamo chiesto informazioni ad una venditrice ambulante, lei ci ha detto che avremmo trovato il sagrestano nella prima porta sulla sinistra, al lato della chiesa.
Ebbene...Trovata la porta, siamo entrati, ma invece della sagrestia ci siamo imbattuti nella strettissima scala a chiocciola della torre campanaria che portava al tetto.
Eravamo super emozionati per la nuova scoperta: un luogo dove non tutti entrano...una specie di cantiere nell'ossatura della chiesa.
Sali, sali, sali...su per scalini davvero instabili e bui...siamo arrivati alla luce.
E lì foto a non finire sul TETTO della chiesa!!!
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Il vento quasi ci portava via ma era bellissimo.
Poi su ancora per nuove scale verso le campane...e avanti con altre foto!
Avevamo paura che qualcuno ci vedesse dal basso e venisse a sgridarci, così abbiamo lasciato l'esperienza religiosa delle alte vette del campanile per ritornare tra i "mortali".
Allora giù, rischiando l'osso del collo per gli stessi gradini. Di nuovo alla ricerca della fine del tunnel.
E alla fine del tunnel, dove ci aspettavamo di trovare l'ingannevole ingresso che ci aveva portato alla nostra esperienza mistica nel cuore di Tlaxcala, abbiamo trovato solo un cancello chiuso con un lucchetto enorme.
Attimo di panico.
Risata isterica.
Edgar stava aggrappato con le mani alle grate del cancello come gli animali dei fumetti, cercando invano il modo per liberarsi. Rendendosi conto di non poter far nulla, ha iniziato a gridare alla gente che passava per la strada...come una scimmia in gabbia agitava le mani verso l'esterno ma nessuno gli faceva caso.
In quest'atmosfera euforica, gli ho detto Quìtate! Voy a probar yo! (Spostati che provo io!). Cosi' ho gridato le prime parole che mi sono venute in spagnolo: Oigaaaaan!!! Nos cerraron aquí! (anche se è giusto encerraron= ci hanno chiusi qui).
Ma niente...
Già pensavo alle conseguenze del nostro gesto...ci vedevo a passare la notte sui freddi gradini del campanile con una mezza dozzina di poliziotti messicani che cercavano di scassinare il lucchetto...quando un ragazzo ha dato retta alle grida sempre più disperate e divertite di Edgar e ha chiamato una signora.
Questa è arrivata con il suo metro e trenta imprecando.
Era chiaro che ce l'aveva con noi. E molto, anche.
...E perché siete lì? Perché siete entrati lì dentro? Non ci potete stare! E' vietato! Era veramente arrabbiata.
Così Edgar ha improvvisato il suo famoso accento italiano perché la signora, credendoci turisti stranieri, limitasse la sua ira terribile.
Alla fine, dopo aver gesticolato molto, ha deciso di aprirci.
Edgar ed io eravamo salvi.
Alla fine Edgar ha baciato la signora...che era il sagrestano e non ha saputo dirci nulla del colore della chiesa.
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hahahahaha!! Ana en que líos te metes! recuerda que la curiosidad mató al gato
RispondiEliminaTanto va la gatta al lardo, che ci lascia lo zampino!!!
RispondiEliminajaja bellíssima la foto sul tetto dela chiesa...han hecho lo imposible!!!...é tanto buona la tua storia Anna!jaja
RispondiEliminaEh eh eh...hai visto che coraggiosi!? La prossima volta portiamo anche te!
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